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Piccolo borgo del viterbese di circa 400 abitanti, collocato in mezzo alla campagna maremmana di oliveti e campi coltivati a grano. Sorge su un pianoro di tufo, nascosto tra le colline, a metà strada tra Arlena di Castro e Canino, immerso  in un paesaggio rimasto integro dei secoli.

Una singolare leggenda narra che Ascanio, figlio di Enea, dopo aver fondato Albalonga, avrebbe fondato un’altra città, chiamata Tuscia, termine che dovrebbe derivare dal greco e significare “terra di gente che sacrifica agli dei”. Il sito si trova in una posizione naturale, facile ad essere difeso, in quanto imprendibile su tre lati. Successivamente però gli abitanti scoprono una vasta estensione di terreno boscoso pianeggiante facilmente attaccabile, per cui decidono di spostarsi e continuare l’insediamento in un’altra zona. Nascono così due centri omonimi, che per distinguerli, sono successivamente chiamati il primo, rimasto piccolo, Tessennano (Tuscia Nana), il secondo più vasto Grande Tuscia (Tuscania). Ma sull’origine del nome gli studiosi non sono concordi. Nel periodo etrusco ed etrusco-romano Tessenano si trova nell’area di influenza vulcente e tarquiniese. Le sue sorti sono legate a quelle di Vulci tanto che dopo il 280 a.C. (anno in cui Roma entra nel territorio), la città vede scemare sempre più la sua importanza. Sorgono piccoli santuari rupestri, a testimonianza della presenza di limitati agglomerati umani nelle campagne. Ufficialmente il nome Tessennano compare solo per il Deposito votivo ritrovato nel 1956 in località Roggi, ricco di bronzetti e di centinaia di terrecotte ex voto risalenti al III-II sec. a C. 
La storia di Tessennano per secoli rimane sconosciuta. Nessun documento è giunto a noi fino all’anno mille. Nell’alto Medioevo il villaggio viene fortificato con l’innalzamento delle mura. Probabilmente Tessennano faceva parte del territorio che nel 1102 viene donato da Matilde di Canossa al Pontefice Pasquale II. Nel XIII secolo parte del territorio è assoggettato a Tuscania. Il resto, incamerato da Bonifacio VIII viene offerto a Nerio de Turri in cambio di un dazio annuo. Nel XIV secolo, dopo la morte di Bonifacio VIII, con l’esilio avignonese del Papato, anche Tessennano risente, pur se non in grande misura a causa della distanza, della crisi della Chiesa. Dal 1464 è interamente di proprietà dei Farnese. Anche qui, come ad Arlena, arrivano dall’Umbria alcune famiglie  per ripopolare la zona, colpita dalla malaria, e coltivare le terre. Il centro si ingrandisce con la costruzione di nuovi edifici nella zona del Sodo, nella parte nord del paese sulla strada per Piansano, che si aggiunge al Dentro, il borgo più antico entro le mura. Nel 1537 entra a far parte del Ducato di Castro, istituito da papa Paolo III, seguendone le sorti fino alla distruzione nel 1649 (nel 1659 è incorporato nei beni del Patrimonio di S. Pietro). Si alternano nei decenni i domini di famiglie locali fino al Marchese Battista Casali Patriarca, che acquisisce il castello nel 1778 da Pio VI. I proprietari non frequentano però mai il paese, che non conosce la magnificenza di altri centri, espressa nella costruzione di opere architettoniche e artistiche di rilievo. L’unica vera ed importante attrattiva è il paesaggio, rimasto integro nei secoli. Il patrono è San Felice.